Nessuna Grexit in vista, per ora

Febbraio

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Le tensioni in Europa crescono, ma non solo per gli scandali e i toni infuocati che caratterizzano la campagna elettorale francese o per le manifestazioni in Romania, bensì per le rinnovate preoccupazioni sulla sostenibilità del debito greco.

La miccia è stata accesa dal Fondo Monetario Internazionale, quasi in concomitanza con commenti decisamente poco benevoli del presidente Trump verso gli europei.

È noto, peraltro, che il voto USA nel FMI, cioè l’organismo multilaterale per eccellenza che supporta le soluzioni all’eccessivo indebitamento dei Paesi in difficoltà a livello globale ha un peso notevole, il che mette pure la Lagarde in una posizione non facile.

Nell’ultimo report si arriva addirittura a un’ipotesi sul debito che nel 2060 arriverebbe al 260% dall’attuale 180%. Francamente si tratta di stime le cui basi di calcolo restano misteriose!

In realtà, l’ennesimo braccio di ferro tra UE e FMI è lo stesso di un anno fa; infatti, il Fondo ritiene che il target fiscale del 2018 non sia sostenibile dal governo greco e si rifiuta di firmare il programma di salvataggio, mentre la Germania guida il sentiment comunitario che non vorrebbe sborsare ulteriori fondi rispetto a quelli prestabiliti per accontentare l’FMI ma al contempo non vuole che lo stesso abbandoni il tavolo della trattativa definitivamente né che venga siglato un accordo senza la partecipazione dei donors internazionali.

L’unica soluzione possibile resta quella di far firmare alla Grecia un ulteriore inasprimento delle misure di rigore per rispettare target condivisi, cosa non semplice perché metterebbe alle strette il governo in carica, con l’evidente rischio di elezioni anticipate e quindi di ulteriori ritardi nel raggiungimento degli obiettivi e del pieno adempimento alle misure richieste in termini di politica fiscale.

Queste trattative si intrecciano con gli appuntamenti elettorali europei, vale a dire in Olanda, Francia e Germania, diventando esse stesse argomento di campagna elettorale sulle istanze separatiste che Draghi ha messo a tacere, sottolineando ancora una volta l’irrevocabilità dell’euro.
Più probabile, quindi, sarà sbloccare l’impasse degli ultimi 6 mesi con un posticipo delle decisioni dopo le sedute dell’Eurogruppo del 9 e 20 febbraio, a dopo la pausa estiva.

Ma oltre la tranche attesa da BCE di 1,1 miliardi di euro ci sono altri 5,5 miliardi in scadenza a luglio e quindi la curva dei titoli governativi greci è stata messa sotto pressione dalle ultime prese di posizione del FMI perdendo quanto guadagnato negli ultimi tre mesi, con il decennale rientrato al 7.5% dal 6.8% come minimo di periodo.

Nella riunione del 6 febbraio, inaspettatamente, il FMI ha trovato un non facile accordo per ridimensionare il target del surplus fiscale richiesto dal 3,5% all’1.5% per il 2018, il che eviterebbe un’ulteriore spirale negativa dei prezzi in Grecia e innescherà un recupero delle quotazioni evitando di riaprire il fronte Grexit nuovamente.

About the author, Claudia Segre

As a financial expert, author, speaker, and the president of Global Thinking Foundation, Claudia Segre believes the only way to build a brighter, more prosperous future is to invest in the financial education of all women and girls.

She uses her platform to fight economic violence, accelerate financial inclusion for women, support female entrepreneurs, and promote the role of fintech in closing the gender gap.

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