Filippine, un’emergente Superstar

Febbraio

22

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Mentre ci si continua interrogare sulla futura attività delle banche centrali, tra i possibili rialzi della Fed, prima della pausa estiva, e il prolungamento dell’attività della BCE, impegnata in un QE “calmierato ma prolungato” anche a causa dei ben noti problemi con la Grecia, gli Emergenti prendono il largo sostenuti da nuovi flussi di investimento.

In particolare, a veder entrare nuovi flussi, sono i paesi dell’Asia: basti osservare come proprio i fondi asiatici la scorsa settimana abbiano dismesso posizioni sulla curva governativa francese per far rientrare i capitali.

E se all’inizio dell’anno la strada tracciata dal nuovo ciclo di rialzo dei tassi americani aveva messo sulla difensiva la maggior parte dei fondi esteri proprio nei confronti dei paesi emergenti, ora nello scontro tra Europa e America sul rischio politico, tornano prepotentemente a catalizzare l’interesse delle mani forti i soliti noti, come Brasile Russia, ma anche opportunità poco gettonate come le Filippine.

Si guarda sempre a Cina e India come ai campioni di crescita economica mentre un fenomeno come le Filippine che anche per il prossimo biennio vede il PIL attestarsi al 6%, viene trascurato. Con una dinamica del l’inflazione brillante a metà del target governativo che aveva un obiettivo tra il 2 e il 4%, un settore dei servizi in netto miglioramento e un trend delle rimesse dall’estero che supporta efficacemente i consumi interni, la Banca Centrale filippina è l’unica tra le realtà asiatiche del centro sud, che opterà per un rialzo dei tassi quest’anno, a partire dal secondo semestre.

Infatti per India e Indonesia si attende ancora un assestamento della politica monetaria espansiva con un ulteriore taglio dei tassi mentre per gli altri Paesi, eccetto la Cina, non si attendono novità sostanziali.

Il Paese è impegnato in uno sforzo legislativo imponente per una riforma fiscale che promette molto per ridurre i privilegi legati all’applicazione dell’IVA a favore di un complesso di misure di ridimensionamento e semplificazione delle tasse personali sul reddito.

La ricetta delle Filippine ricalca da lontano quella che potrebbe essere la ricetta Usa di Trump per consolidare le dinamiche di crescita americane: politica monetaria restrittiva e politica fiscale espansiva condita da un impulso importante sugli investimenti infrastrutturali. Una soluzione resa possibile da una minor dipendenza dalla domanda esterna come nel resto dell’Asia nonostante la bolletta petrolifera.

Gli investimenti sulle azioni filippine stanno crescendo dando continuità ad un’azione che non si vedeva dalla scorsa estate, sebbene alcune case Made in Usa come Morgan Stanley restino dubbiose per le incertezze geopolitiche che permangono nell’area. Ma nonostante ciò anche il rendimento del decennale governativo sta stringendo e resta allettante con una redditività superiore al 4.25%.

Del resto, di questi tempi anche queste alternative più esotiche e lontane meritano una riflessione attenta sia per investimenti diretti che soprattutto su fondi specializzati nell’area del sud est asiatico, ben lontani dalle scaramucce di Trump contro il resto del mondo!

About the author, Claudia Segre

As a financial expert, author, speaker, and the president of Global Thinking Foundation, Claudia Segre believes the only way to build a brighter, more prosperous future is to invest in the financial education of all women and girls.

She uses her platform to fight economic violence, accelerate financial inclusion for women, support female entrepreneurs, and promote the role of fintech in closing the gender gap.

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