La corrida elettorale spagnola

Settembre

29

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La ricca Catalogna ha votato. Gli indipendentisti catalani non sono però riusciti a raggiungere la maggioranza assoluta e la Spagna ha così evitato una secessione che poteva incidere ulteriormente su una Borsa spagnola già penalizzata (la perdita da inizio anno è del 7%), dall’arrembaggio dell’alleanza di sinistra.

Inoltre, il temuto leader di Podemos si ferma sotto al 9%, in linea con i Popolari del Premier in carica. Nonostante gli enormi sforzi del Governo Rajoy che hanno portato il Paese a raccogliere notevoli successi nei dati macroeconomici, la spinta anti europeista riprende vigore come peraltro era nelle aspettative degli analisti.

Mancando gli estremi anche per una dichiarazione di indipendenza l’attesa è per un compromesso sui finanziamenti governativi che potrebbe essere raggiunta nel 2016.

Dalla parte di Rajoy vi sono due anni di crescita economica per la Spagna che ha il PIL più elevato dell’UE e che quest’anno supererà il 3%, raddoppiando così la media europea, dopo aver superato i devastanti effetti dello scoppio della bolla immobiliare e di quella dell’indebitamento bancario. Gli spagnoli hanno subito, ma anche reagito, all’austerity con riforme strutturali efficaci, come dimostra la ripresa del dato dell’occupazione che da aprile fa segnare nuovi e continui record.

Il tasso di disoccupazione si attesta poco sopra il 22% ora, rispetto al 27% nel 2013, ma le critiche non mancano soprattutto per il dato quantitativo elevato di contratti a breve e brevissimo termine che gonfierebbero il dato definitivo sui nuovi occupati.

Un’altra critica rivolta al Governo Rajoy è di aver interrotto un cammino di successo verso le energie rinnovabili che in cinque anni dal 2006 aveva prodotto tra solare ed eolico una scelta energetica arrivata a coprire il 30% del fabbisogno nazionale, poi naufragata nei continui tagli agli incentivi varati dal Governo che hanno riportato indietro la macchina del tempo per l’energia “pulita” in Spagna. Ma l’austerità vuole un suo prezzo da pagare e gli spagnoli hanno vissuto drammaticamente il bailout delle banche: un piano di salvataggio di ben 100 miliardi di euro ma (e con soddisfazione) gli aiuti sono stati restituiti a fine 2014.

Vi è stato poi, sempre l’anno scorso, il colpo da maestro della sfida a Bruxelles (quella che ora sta tentando Renzi per capirci), con il rifiuto dell’aumento dell’IVA. Il governo ha risposto con un taglio delle tasse su persone e imprese, tale da recuperare oltre mezzo punto percentuale di PIL in due anni. Un annuncio e un piano “rivoluzionario” che diede il via al sorpasso dello spread spagnolo su quello italiano. Ora però le tensioni dei secessionisti hanno ribaltato la situazione e lo spread italiano verso il Bund ha distaccato sul decennale quello spagnolo di 25 punti base.

Come Cameron in Inghilterra il Premier Rajoy ha così cominciato le prime mosse a sfondo elettorale, tornando ad alzare gli stipendi dei dipendenti pubblici dell’1%, dopo che durante la crisi erano stati tagliati del 5%. E probabilmente a queste misure ne seguiranno altre, ora che il centro destra ha visto rientrare il rischio maggiore di scontro politico e di attacco all’ordine “costituito”.

Le prossime elezioni politiche di dicembre faranno capire quindi se ha avuto ragione Rajoy a tenere ferma la barra costituzionale oppure se Podemos riuscirà a scardinare la sovranità della Spagna unita. Il rischio è quello di un boomerang per le ambizioni indipendentiste che – al dunque – non sono basate su fatti e risultati economici, a differenza dell’azione riformatrice del governo in carica che ha portato sul podio europeo la Spagna, pronta a recuperare in spread e consenso a scapito di un’Italia ancora troppo concentrata sulle dispute politiche e sempre in ritardo sulle vere riforme necessarie.

About the author, Claudia Segre

As a financial expert, author, speaker, and the president of Global Thinking Foundation, Claudia Segre believes the only way to build a brighter, more prosperous future is to invest in the financial education of all women and girls.

She uses her platform to fight economic violence, accelerate financial inclusion for women, support female entrepreneurs, and promote the role of fintech in closing the gender gap.

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