Da più parti gli analisti si orientano per un risultato “a rischio” sulle prossime elezioni giapponesi indette dal premier Shinzo Abe dopo lo scioglimento del parlamento il 25 Settembre.
La campagna elettorale inizierà la prossima settimana in vista delle elezioni fissate per il 22 ottobre. Abe cavalca la minaccia nordcoreana che gli ha dato l’opportunità ghiotta di mostrare i muscoli, almeno a parole, e di ricompattare il suo partito Liberal Democratico (LdP) di fronte alla moderazione e titubanza del nuovo premier sudcoreano che appare molto meno intransigente dei giapponesi. E soprattutto il premier della Sud Corea è allineato alla richiesta di implementare gli sforzi per mantenere un dialogo aperto con Pyongyang portata avanti dai cinesi.
L’obiettivo è chiaro: ottenere con 12 mesi di anticipo un altro mandato di quattro anni, approfittando dell’impasse dei partiti di opposizione, e gettare alle spalle gli scandali più recenti con un nuova compagine di governo. Del resto Abe deve anche fronteggiare la nascita del nuovo partito guidato dal sindaco di Tokio, Yuriko Koike. Lei, un politico navigato, che ha rinunciato al suo seggio parlamentare uscendo dall’LdP, e con un programma politico tipo “Tokyo First” di trumpiana memoria, rinominato Partito della Speranza, forte già di un 13-19% nei primi sondaggi.
Strada in salita quindi per Abe, col rischio di finire come la May in Gran Bretagna. Abe si dice certo di potersi assicurare una maggioranza stabile, di almeno di 244 su 465 seggi, oltre al vantaggio della forte alleanza con il Partito centrista populista. Sicuramente il premier nipponico non desisterà dal portare a termine il suo piano fiscale, con un aumento della tassa sui consumi prevista entro ottobre 2019 e ad aumentare la spesa sull’Educazione, forte di una politica monetaria che resta accomodante.
S invece Abe si ritrovasse a subire un ridimensionamento e frizioni all’interno del partito (come il premier inglese), il Ministro delle Finanze Taro Aso, quello degli Esteri Kishida o della Difesa Ishiba sono pronti ad avvicendarsi alla leadership del partito nel 2018 modificando l’attitudine spiccata ad incrementare la spesa pubblica di Abe.
Tra l’altro, nel 2018 non solo la Yellen ma anche il Governatore della Banca Centrale Kuroda terminerà il mandato. Il quale forte del ridimensionamento degli interessi sull’ingente debito, ai minimi dal 1990 grazie al QQE avviato nel 2013 manterrà se vince Abe un atteggiamento favorevole al mantenimento dell’attuale politica monetaria accondiscendente.
In vista delle prossime Olimpiadi 2020, l’arena politica giapponese si infervora anche sulle ultime notizie di un distacco della sinistra liberale dell’LDP verso un nuovo partito che non sia quello della Koike. Questo possibile stato di caos pre elettorale va maggiormente a favore di un ulteriore rafforzamento del dollaro USA e di spostamento verso la curva dei Treasuries americani. Ma l’unico che non pare cogliere lo stato di confusione attuale è’ proprio Abe che pare sicuro della vittoria infischiandosene delle remore dei mercati e degli aggiustamenti di portafoglio in atto.