La stella cadente di Dilma

Marzo

17

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Le proteste contro il governo della rieletta Dilma Roussef, viste la scorsa settimana nei 27 Stati del Brasile, sono state talmente imponenti da costringerla a un incontro del Gruppo di Crisi per arginare un malcontento che non si manifestava così dalla caduta del regime militare 30 anni fa.

Avevamo già rimarcato le difficoltà di questo secondo mandato, data la concomitanza con lo scandalo Petrobras e dopo le polemiche che avevano accompagnato l’edizione più costosa e deludente del campionato mondiale di calcio. Il bilancio della manifestazione sportiva, tra sprechi e solo poco più di un terzo delle opere realizzate, è stato ben lontano dalle previsioni economiche che analisti avventati avevano paventato riducendosi a un misero +0.2% sul PIL del 2014.

Il dato sul PIL dell’anno scorso si è chiuso così in parità mentre per il 2015 ci dovrebbe essere una contrazione di almeno mezzo punto percentuale, procrastinando la ripresa economica al 2016.

Intanto i flussi di investimento dall’estero (FDI) hanno iniziato a calare a gennaio e anche le dinamiche del deficit di parte corrente stanno condizionando i risultati della bilancia commerciale. Di fatto il Real brasiliano si è indebolito oltre il 20% dall’inizio dell’anno a causa del sommarsi dei deboli numeri macroeconomici, insieme allo scontento sociale.

La corruzione ha sempre accompagnato la politica latinoamericana ma questa volta l’effetto contagio dello scandalo Petrobras, estesosi alle principali corporates del Paese, sta causando un danno economico domestico in un contesto di prezzi del petrolio scesi di oltre il 50%. Le misure di austerità fiscale che Dilma ha cercato di introdurre in questo contesto hanno spazi di manovra molto contenuti e l’agognato pacchetto anticorruzione difficilmente placherà gli animi.

Le testimonianze dei politici coinvolti continueranno a catalizzare l’attenzione della popolazione e quindi la divisa difficilmente potrà recuperare terreno se non nella seconda parte dell’anno, quando a un rialzo dei tassi potrebbe corrispondere l’allentarsi della morsa di un biglietto verde forte. Attualmente le riserve internazionali superano i 370 mld di dollari Usa e anche questo è un elemento per il quale il governo avrebbe modo di intervenire efficacemente sulle riforme nei tempi e modi attesi da tempo. Evitando così un’azione delle case di rating che, per ora, restano a ridosso dell’investment grade con Moody’s in Outlook negativo dallo scorso settembre (a fine febbraio aveva già agito su Petrobras portando il rating a Ba2), e che al massimo potrebbe far scivolare di un gradino il rating attuale se la situazione dovesse deteriorarsi ulteriormente.

Il tempo dunque stringe con una disoccupazione arrivata al 6.8% e l’inflazione al 7.7% in gennaio a fronte di un calo delle entrate fiscali del 5.5%.

I segnali di sofferenza dei dati economici brasiliani sono così lo specchio di quanto accade alla maggior parte degli altri Paesi emergenti produttori di petrolio. L’insieme gioca a sfavore delle obbligazioni sovrane rispetto a quelle corporates (che hanno corretto maggiormente), e della stessa Petrobras che sicuramente dopo il cambio di management e di governance eviterà il default tecnico supportando un recupero degli spread.

Tatticamente le posizioni su Petrobras contro Brasile in dollari Usa sono state chiuse con un differenziale di spread a 240 bp ( per i CDS a 10 anni ora già a 300 bp), sulla notizia e in attesa di un chiarimento sull’annuncio di un posticipo nella relazione degli auditors richiesto da Petrobras di 6 mesi rispetto all’annuncio del Governo di una pubblicazione entro aprile.

Archiviato un Carnevale sottotono neanche il pensiero della prossima Coppa America distrarrà investitori e brasiliani dalle prossime mosse del Governo per il quale non sono più ammessi passi falsi.

About the author, Claudia Segre

As a financial expert, author, speaker, and the president of Global Thinking Foundation, Claudia Segre believes the only way to build a brighter, more prosperous future is to invest in the financial education of all women and girls.

She uses her platform to fight economic violence, accelerate financial inclusion for women, support female entrepreneurs, and promote the role of fintech in closing the gender gap.

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