Mancano poco più di 2 mesi alle prossime elezioni parlamentari in Sudafrica, che avvengono in concomitanza con l’anniversario della fine dell’apartheid. Un ventennale da festeggiare con grande enfasi e grande attenzione da parte degli analisti internazionali soprattutto perché’ il Parlamento eleggerà il futuro Presidente del Sudafrica sempre entro l’anno. Per la prima volta l’ANC, il partito del Presidente Jacob Zuma, dovrà fronteggiare il partito di opposizione Agang guidato da Manphela Ramphele , ex dirigente della Banca Mondiale.
Tempi stretti quindi per Zuma per capitalizzare risultati economici e politici che difficilmente potranno far dimenticare gli scioperi ed i disordini sociali che negli ultimi sei mesi hanno condizionato le attività minerarie e costretto il Governo a porre in allerta l’esercito. Restano poi i problemi di sempre che risiedono in una disoccupazione a ridosso del 24%, nelle carenze infrastrutturali, (sempre numerosi i black out energetici che condizionano le attività produttive) e costi sanitari crescenti legati al permanere di un trend crescente di diffusione del virus dell’HIV che coinvolge il 18% della popolazione. Al permanere di queste debolezze endogene si aggiungono gli scioperi nel settore minerario, vero e proprio motore dell’economia nazionale, infatti il Sudafrica resta al primo posto nella produzione di oro e platino. Nell’ultimo sciopero durato sei settimane pare si sia trovato un accordo tra il sindacato e l’Anglo American ma la situazione resta tesa.
Il cambiamento della politica monetaria da parte della Banca Centrale che ha rialzato i tassi in Febbraio di 50 bp al 5.5% va nella direzione di frenare il deprezzamento della divisa che ha già perso il 25% dal Gennaio 2013 contro euro, erodendo pesantemente il consenso degli investitori esteri sui titoli in divisa locale. Abbastanza incoraggiante resta il recente dato del PIL dell’ultimo trimestre del 2013 al 3.8% su base trimestrale confermerebbe una crescita del 2013 al 2% e proietterebbe il PIL 2014 al 2.7%. La svalutazione del rand ha quindi indubbiamente aiutato sia le esportazioni che la raccolta fiscale riducendo di fatto il deficit al 4%, un risultato insperato che incoraggia il Governo in carica ad attivarsi anche su altri fronti economici.
Zuma nell’estremo tentativo di attrarre flussi di investimento verso il Paese le sta tentando tutte non ultimo l’annuncio di un’emissione sukuk per 500 ml $, la prima che aprirebbe alla finanza islamica nel Paese, per attrarre l’attenzione dei Paesi mediorientali non tenendo conto però che l’interesse anche dei fondi sovrani islamici in questo momento son molto concentrati all’interno e quindi a contenere i danni del protrarsi del conflitto siriano nell’area. Altri casi simili sperimentati in Irlanda da Goldman Sachs o ai primordi in Germania hanno dimostrato che al di fuori dei Paesi a maggioranza islamica è molto difficile far decollare un segmento così specialistico e in competizione con una finanza convenzionale che a tutt’oggi copre il 95% dei volumi mondiali a tassi di rendimento evidentemente più elevati.
In piena campagna elettorale difficile sentire discorsi proattivi sulla gestione delle finanze pubbliche e sulle riforme, così anche il tentativo di aprire a nuovi filoni nei mercati finanziari rischia di naufragare in partenza e sinché’ non sarà ripristinata la fiducia su una divisa che avrebbe buone possibilità di recupero ma per ora resta inghiottita dall’ondata di disaffezione per le divise emergenti, il Governo dovrà battersi per conservare almeno i voti dell’ANC, non lasciando troppo spazio ad un’opposizione ancora disorganizzata ma in rafforzamento.