Un Belpaese “too big to fail”

Dicembre

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Il 2016 ha risposto pienamente alle previsioni più funeste che, solitamente, legano un anno bisestile al moltiplicarsi dei “cigni neri”: quegli eventi imprevedibili che cambiano il corso degli scenari internazionali e che non c’è algoritmo, sondaggista o robo advisor in grado di prevenirli.

Così il 2017 ci obbliga a riflettere sul fatto che il mondo dei tassi negativi, che ha spinto i portafogli ad elevare il rischio e l’esposizione creditizia, dovrà confrontarsi con l’inatteso cambiamento degli assetti geopolitici generati dalla nuova presidenza USA a guida Trump.

Inoltre, con l’arrivo delle elezioni francesi e tedesche, l’attenzione sarà concentrata sui principali temi elettorali: i migranti e il terrorismo, oltre alla politica estera in seno all’UE. L’eventuale vittoria della destra conservatrice di Fillon e la riconferma di Angela Merkel porterannno a una visione più “coerente” degli accordi di Schengen e a un’accelerazione del completamento dell’Agenda Digitale europea e del consolidamento della Direttiva sul cyberterrorismo.

Ma soprattutto i due politici andrebbero a braccetto su una riduzione delle sanzioni europee contro la Russia che sempre più sta rafforzando il suo ruolo diplomatico con il coinvolgimento nel conflitto siriano e nel mantenere un dialogo con la Turchia nonostante le ambiguità di Erdogan. E l’incontro a Mosca tra Iran, Turchia e Russia testimoniano il cambiamento strategico in atto nella regione.

Per la l’UE, sempre più lontana da un ruolo strategico nel quadro mediorientale, diventa impellente rispondere alla sfida dei piani di sviluppo del neo presidente USA, da quello infrastrutture a quello fiscale sino alla deregulation nei servizi finanziari prima di tutto.

Quindi priorità massima andrebbe data al completamento dell’Unione Bancaria Europea e all’applicazione del Piano Juncker per il Fondo Europeo degli Investimenti Strategici (EFSI), che vede l’Italia tra i maggiori beneficiari sul totale degli oltre 150 progetti infrastrutturali già varati.

Per non perdere l’effetto traino al carro della crescita USA occorre quindi accelerare a nostra volta, approfittando di un dollaro forte: una situazione che dovrebbe durare almeno per tutta la prima parte dell’anno, nella quale anche i mercati emergenti resteranno indietro, tranne rari casi come per divise come il rublo russo ed il rand sudafricano.

Mercati azionari saranno protagonisti purché legati alla capacità dei governi di offrire certezza sulla stabilità del rischio politico e sulle riforme chieste a gran voce (e ripetutamente) dal governatore Draghi che si appresta a chiudere il QE in questo 2017.

Per chiudere, le soluzioni all’orizzonte sulle banche italiane potranno ridare spinta al peggiore listino europeo del 2016 e anche al sistema bancario europeo nel suo complesso, nonostante gli effetti distorsivi che deriveranno dalle polemiche sul tavolo delle trattative su Brexit inerenti proprio i servizi finanziari. E non perché singolarmente queste banche abbiano importanza sistemica ma perché è il nostro Belpaese ad essere “too big to fail”, e finché il rating BBB investment grade terrà avremo la possibilità di giocarci la partita della vita. Diciamo che abbiamo 6 mesi per uscire definitivamente dalla crisi bancaria, approvare una nuova legge elettorale e andare alle elezioni come un Paese democratico maturo e coeso, ma soprattutto consapevole che le derive europee sono solo comode fughe dalla realtà e scappatoie da polemica elettorale, che non hanno fondamento se non nella follia di chi cerca scorciatoie per salire al potere.

About the author, Claudia Segre

As a financial expert, author, speaker, and the president of Global Thinking Foundation, Claudia Segre believes the only way to build a brighter, more prosperous future is to invest in the financial education of all women and girls.

She uses her platform to fight economic violence, accelerate financial inclusion for women, support female entrepreneurs, and promote the role of fintech in closing the gender gap.

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