Rosalia e il 25 novembre: un messaggio per cambiare il punto di vista sulla violenza

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Claudia Segre

Autrice, speaker, e presidente della Global Thinking Foundation

https://www.huffingtonpost.it/blog/2025/11/25/news/rosalia_e_il_25_novembre_un_messaggio_per_cambiare_il_punto_di_vista_sulla_violenza-20593937

di Claudia Segre

L’ANGOLO DEI BLOGGER. Il suo racconto incarna un momento precedente a molte delle storie che ogni anno riempiono le statistiche: il momento in cui una donna realizza che ciò che sta vivendo non è amore ma controllo; non passione ma svalutazione; non destino ma manipolazione.

Un trionfo globale, frutto di tre anni di lavoro di una giovane artista affermata che canta in 13 lingue e porta avanti la storia e l’esempio di donne che diffondono un messaggio audace di misticismo femminile. In un’epoca dominata dall’intelligenza artificiale, questo messaggio mette in evidenza la netta superiorità di un umanesimo vivo e autentico, capace di trasmettere comunicazioni forti e chiare, in particolare riguardo al cambiamento culturale necessario a combattere la violenza contro le donne e le ragazze.

Quando l’arte si intreccia con la verità, spesso anticipa ciò che la società fatica a riconoscere. Questo è il caso della canzone “La Perla” dall’eccellente album “Lux” di Rosalía, recentemente al centro del dibattito grazie all’analisi incisiva di Antonio Vicente, psicologo. Nel suo video, Vicente esamina il testo della canzone parola per parola, rivelando esperienze condivise da molte donne: il ciclo del narcisismo, la manipolazione emotiva e l’invisibile prigione sentimentale in cui ci si può trovare intrappolate senza rendersene conto.

“La Perla” non si limita a raccontare una storia d’amore finita; è una critica elegante e spietata ai comportamenti narcisistici di alcuni uomini. Rosalía descrive un partner che oscillano tra idealizzazione e svalutazione, tra seduzione e controllo, tra intimità e abbandono repentino. Questo ritratto risuona con migliaia di esperienze poiché il narcisismo non si manifesta mai come violenza esplicita: si insinua gradualmente, cresce silenziosamente, confonde e isola. Si tratta di una forma subdola, ma profondamente radicata, nella violenza psicologica, economica e fisica.

Vicente chiarisce con rara lucidità: la narrazione emotiva di Rosalía rappresenta una mappatura precisa del comportamento narcisistico. Tuttavia, c’è un aspetto ancora più significativo. Alla fine della sua storia musicale, Rosalía riesce a liberarsi. Rompe il cerchio vizioso. Riconquista la propria autostima. Ricostruisce il proprio spazio vitale. Questo è il vero punto cruciale: la possibilità di liberarsi.

Ed è proprio da qui che scaturisce la riflessione sul 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Il racconto di Rosalía incarna un momento precedente a molte delle storie che ogni anno riempiono le statistiche: il momento in cui una donna realizza che ciò che sta vivendo non è amore ma controllo; non passione ma svalutazione; non destino ma manipolazione.

La violenza di genere raramente ha inizio con uno schiaffo; comincia spesso con parole denigratorie o azioni isolanti. È caratterizzata da abitudini oppressivo o affermazioni come “senza di me non sei niente”, pronunciate in mille modi diversi. Molte donne faticano a riconoscere questi segnali perché li considerano normali piuttosto che indicatori di violenza.

Per questo motivo, questo 25 novembre dovremmo trarre insegnamenti anche dalla musica: una canzone può fungere da lente attraverso cui osservare la cultura in cui viviamo, le relazioni che tolleriamo e i modelli affettivi che trasmettiamo alle generazioni future. Può avviare conversazioni spesso rimaste sospese.

Il messaggio espresso da Rosalía – amplificato dall’analisi di Vicente – ci ricorda che la libertà deriva dalla consapevolezza. Il primo passo per uscire dalla violenza consiste nel saperle dare un nome specifico; riconoscere comportamenti tossici può salvare vite umane; mentre l’autonomia – sia essa emotiva, economica o psicologica – rappresenta l’effettiva forza necessaria per ricominciare.

In questa giornata dedicata alla memoria delle sofferenze, ma anche alla speranza futura, dovremmo interrogarci su come fermare non solo gli atti di violenza, ma anche su come prevenire ciò che ad essi precede: lo squilibrio dei poteri fra i sessi, le dipendenze affettive ed economiche e l’accettazione silenziosa dell’autosvalutazione. Perché ogni donna capace di dire “basta” — come nella canzone — diventa una perla riemersa dalle profondità oceaniche della sofferenza. E ogni società pronta a sostenerla compie il passaggio fondamentale verso un futuro più equo per tutti noi.

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