Economia e finanza sono declinate al femminile?

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Claudia Segre

Autrice, speaker, e presidente della Global Thinking Foundation

14 Settembre 2025  donne

di Patrizia D’Antonio

Quando si dice finanza si pensa a un uomo, giacca e cravatta, sguardo da “lupo” di Wall Street, padrone di un mondo e di un linguaggio oscuro ai più e particolarmente ostile alle donne. Per fortuna anche questo settore sta cambiando, mi diceva Françoise Quairel Lanoizelée, la mia amica che, da ricercatrice e docente universitaria aveva introdotto molti anni fa gli studi sullo sviluppo sostenibile delle imprese e la loro responsabilità sociale all’Université Dauphine di Parigi.

Ed è proprio a Parigi, alla Maison de l’Europe, che ho conosciuto personalmente Claudia Segre, sorridente, dinamica, attenta alle relazioni e alla cultura e alle questioni di genere, capace di spiegare argomenti difficili con chiarezza, l’antitesi perfetta dell’economista nel nostro immaginario collettivo.

Trader e manager esperta nello studio dei rischi e delle dinamiche dei mercati internazionali, fondatrice della Global Thinking Foundation (GLT), Claudia si interessa da sempre al mondo, generalmente maschile e competitivo, dell’economia. Dall’estero ho seguito i progetti e il lavoro di Claudia e della GLT, e mi sono sempre più interessata ai legami tra economia e inclusione. Per questo, quando insegnavo italiano ai migranti presso il CPIA3 di Roma, ho partecipato al progetto sull’educazione finanziaria “InCome” (Inclusione Cittadinanza economica e nuove Opportunità dei Migranti tramite l’Educazione Finanziaria), per il FAMI (Fondo Asilo Migrazione e Integrazione) e portato avanti dall’Onlus CIES, co-finanziato dall’UE e dal Ministero degli Interni. Un progetto che ha informato e supportato molte donne migranti, doppiamente escluse dalla comprensione di un settore dal linguaggio specifico e una struttura burocratica respingente. Era questione di come ottenere lo SPID, prevenire il fenomeno del sovra-indebitamento, imparare a gestire il proprio budget familiare per evitare il rischio economico-finanziario personale, ottenere una sovvenzione legale per avviare un’attività. La microeconomia è un settore fondamentale soprattutto per le donne che la praticano da sempre in molte culture ma che, con la globalizzazione e l’emigrazione, acquista una dimensione cruciale e più strutturata.

Parlo di tutto ciò con Claudia, lei che ha iniziato la sua carriera, dopo gli studi a Torino e a Milano, proprio occupandosi di economia e geopolitica dei paesi ‘in via di sviluppo’:

Così si chiamavano i ‘Paesi del Terzo Mondo’ quando ho iniziato a occuparmi di Paesi Emergenti. Ho avuto da sempre lo spirito e la vita di una ‘donna con lo zaino’, pendolare tra Torino e Milano ai tempi in cui non c’era l’alta velocità, prima come studentessa-lavoratrice e poi, colta l’opportunità di lavoro a Milano, spostandomi nelle varie nazioni di cui mi occupavo. Dagli anni ‘90, facendo base a Milano, ho viaggiato continuamente. Ho sempre coltivato, insieme alla cultura finanziaria, quella storico-sociale e antropologica per rilevare l’interazione tra economia e società, in una sorta di intercultura economica. Bisogna infatti conoscere il contesto legislativo e la cultura locale se si vuole davvero sostenere i Paesi ad affrancarsi dai debiti o favorirne lo sviluppo sostenibile. Prima di ogni missione studiavo profondamente la situazione geopolitica e le dinamiche sociali per valutare la progettualità proponibile e i sostegni possibili delle banche internazionali. Quando ci sono i conflitti e/o i progetti di ricostruzione in gioco, la situazione politica va valutata con ancora più attenzione; dopo l’11 settembre si sono aggiunti i problemi di sicurezza nelle missioni, ma non ho mai desistito nell’impegno per approfondire .

Ho imparato, passo dopo passo, a considerare le differenze culturali che spesso pongono problemi etici e politici. Una volta, durante una missione a Hong Kong, ero con il Presidente della metropolitana, che era un seguace del Falun Gong, ostracizzato e bandito dal governo cinese nel 1999 tanto da escludere socialmente i suoi appartenenti che ricoprivano importanti posizioni di potere. Ho raccolto la sua testimonianza per meglio comprendere il contesto del cambiamento che si stava vivendo con il passaggio dagli inglesi, nei due anni precedenti.

Sottolineo sempre la necessità di essere aperti e conoscere il più possibile la realtà del Paese dove si opera senza pregiudizi e con la mente aperta. Mi immergevo tanto in questi studi quando dovevo preparare una missione che una volta, in Sud Africa, ero talmente presa dalla lettura della biografia di Nelson Mandela (che avrei incontrato da lì a pochi giorni), da non accorgermi del mancato ritorno di mio marito, uscito per una passeggiata. Si era perso tra le mangrovie e non riusciva a ritrovare il villaggio mentre io leggevo fino al calar del sole e mi ero resa conto della sua assenza solo al tramonto!

In una delle mie prime missioni, a Mosca, in un pranzo con il ‘famoso e temuto’ sindaco Luzkov, feci una domanda sugli omicidi dei giornalisti che stavano accadendo in quel periodo in Russia. Lui guardandomi con rabbia mi chiese prima da dove venissi e poi, glaciale, mi rispose: “Occupatevi piuttosto della vostra mafia in Italia” Imparai in quel frangente che a volte è meglio tacere per evitare conseguenze negative sulle relazioni/trattative e gli accordi ancora da trovare, nonché per evitare altri problemi.

Claudia ha trovato e pratica il legame tra la cultura sociale, l’impegno civico e femminista e l’economia, anche da quando, nel 2016, ha co-fondato ed è presidente della Global Thinking Foundation. Con un gruppo di dieci dipendenti, cinque consulenti e centoventisei volontarie, la fondazione, tra Francia, Italia e Belgio (sedi a Milano, Bruxelles e Parigi), porta avanti da dieci anni un grande lavoro e una notevole progettualità, espressione delle tante professioniste coinvolte per garantire sportelli di ascolto, formazione e informazione, pubblicazioni, eventi legati all’educazione finanziaria e digitale per la prevenzione della violenza economica e dell’abuso finanziario:

Siamo partite dai bisogni concreti delle famiglie proprio sul tema dell’educazione finanziaria con il progetto “FamilyMi”con video animati sui concetti base della gestione finanziaria, poi con la Formazione organizzata nel percorso di 5 moduli del Progetto “Donne al quadrato” e i successivi progetti come “Libere di VIVERE…” con interventi nelle scuole e in centottanta comuni con la cittadinanza. Abbiamo organizzato e diffuso corsi volti a promuovere la consapevolezza finanziaria rivolgendoci soprattutto agli studenti delle famiglie di fasce sociali vulnerabili, in linea con gli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile indicati dalle Nazioni Unite. Abbiamo proseguito negli anni con altri progetti didattici (“ImmagiAmo sostenibile”, Orientamento al lavoro con ”FocusSud”, e poi “Crescere pari”, e per i più piccoli “Young 6/12+”, ecc.) sempre volti a ridurre la dipendenza economica delle donne, dare consapevolezza, orientare, informare e formare le donne, le famiglie e le comunità per superare la violenza economica, le ‘dipendenze senza sostanze’ come il gioco d’azzardo e l’acquisto (soprattutto online) compulsivo con “Dipendenze: NO,Grazie!”. Inoltre offriamo borse di studio e studiamo l’impatto sociale misurando, studiando, aprendo osservatori specifici e, con le Task Force di professionisti agli sportelli, garantiamo interventi estendibili. Stiamo valorizzando molte sportive donne seguendo il tema della salute anche nello sport e la disabilità sin dal 2019: molte campionesse sono anche coinvolte nel volontariato come istruttrici a loro volta; supportiamo il Livorno Calcio femminile fino al Consorzio Vero Volley e il Maxi Basket Donne Milano, per lo sport over 50. Ci confrontiamo con istituzioni di 190 paesi sulle buone pratiche all’interno di INFE (Networking Internazionale per l’educazione Finanziaria), organismo dell’OCSE e all’interno del FMI (Fondo Monetario Internazionale) per la Civil Society Organizations, e delle Nazioni Unite con NGO CSW.

Tra i tanti progetti di GLT, proprio “Libere di…VIVERE” mi ha supportato nelle mie ricerche per curare la rubrica “Donne e fumetti”. L’idea, assolutamente originale della Fondazione, è diventata un progetto didattico multimediale con diverse pubblicazioni multilingue, un docufilm e una mostra itinerante per sensibilizzare i giovani sull’evoluzione della conquista dei diritti delle donne attraverso lo studio delle eroine dei fumetti, da Wonder Woman a Solange, passando per Mafalda, Valentina, Eva Kant, ecc. rappresentate nelle graphic novel, un’occasione per abbordare i temi dell’alfabetizzazione finanziaria e la parità di genere.

Quando chiedo a Claudia come è nata la sua passione per l’economia e la geopolitica che unisce anche il suo amore per i viaggi, risponde prontamente che si tratta di una passione di famiglia:

Ho vissuto fin da bambina impregnata in questo mondo di cifre ma anche di libri: ho divorato la biblioteca di mio nonno che è stata per me il punto di partenza per viaggiare con la mente. In particolare ricordo un libro che mi regalò mio padre: SOLO, di Richard E. Byrde sull’esplorazione in solitaria dell’Antartide, una figura di spicco dell’esplorazione polare insieme a Nobile. L’esploratore rimase solo a lungo prima di essere salvato; questo racconto mi ha profondamente marcata. Nel mio lavoro manageriale nel settore economico è difficile affermarsi in quanto donna a causa delle discriminazioni e degli stereotipi; ho dunque imparato a riflettere anche in ‘solitaria’ ispirandomi al protagonista dell’avventura nei ghiacci. È fondamentale a volte sapersi concentrare su se stessi per ritrovare il senso della propria missione, e costruire una visione di ispirazione per gli altri, ma per poi capire che non si sopravvive da soli ma ci vuole un gruppo appassionato e determinato per realizzare ciò che ci si prefigge, per arrivare a promuovere e sollecitare la solidarietà in ogni campo, anche quello economico, il più competitivo forse…Insomma dai libri ho sempre tratto molte ispirazioni di vita.

Il lavoro di Claudia e delle straordinarie donne che la circondano e operano per eliminare l’ingiustizia in campo economico che, insieme al Diritto, è fondamentale per garantirsi la piena libertà e una posizione equa nella società, si prolunga nell’educazione delle giovani e dei giovani: un passaggio di testimone alle nuove generazioni. Claudia si interessa molto da vicino alle violenze di genere: tra i vari incarichi, è consulente della Commissione Parlamentare di inchiesta sul femminicidio:

Affrontiamo anche nelle sedi istituzionali le difficoltà di molti giovani a trovare un senso e una strada per costruire un futuro per sé e per il mondo. È importante lavorare su tematiche quali gli effetti della crisi ambientale e delle guerre sulle popolazioni. Basti osservare cosa accade in Sudan, in Congo, e in tanti altri paesi dove non si può ignorare la portata di tali conseguenze. L’altro elemento fondamentale è l’aspetto normativo; i cambiamenti sono lenti ma necessari. Pensiamo al reato di stupro o al femminicidio, stiamo ancora combattendo per una piena attuazione della convenzione di Istanbul nell’UE: la violenza sessuale è un reato procedibile d’ufficio solo da luglio 2025 in Portogallo mentre in Italia si è arrivati finalmente ad una legge sul femminicidio ma le altre forme di violenza non sono ancora reato, come richiesto peraltro dalla Direttiva comunitaria 1385/2024.

Nell’agenda 2030 si prevede il raggiungimento degli obiettivi di giustizia sociale, un percorso che dà senso alle nuove generazioni nelle proposte di sostenibilità autentica cercata nelle vere opportunità della finanzia sostenibile. Vedo sempre più giovani e donne che fanno scelte in questo senso, per esempio nel settore vitinicolo e nell’agritech. Penso alle donne siciliane che hanno portato il settore vitinicolo e altri prodotti agricoli a livello di eccellenza europea o a molte donne in Calabria che si occupano di turismo e agricoltura: ci sono sempre più forme di imprenditorialità sostenibile al femminile nell’agricoltura oltre che nei servizi. In regioni autonome come il Trentino alle agricoltrici viene accordata una rata del fondo pensioni come incentivo.

Con la pandemia la tecnologia è entrata massicciamente nelle vite di tutti modificando molte abitudini in senso anche virtuoso. Per noi è stata l’opportunità di digitalizzare i nostri corsi di informazione/formazione finanziaria e arrivare così a una diffusione maggiore e anche giovanile. Abbiamo creato l’app “Consapevoli & Indipendenti!” e diversi video, materiali digitali per far comprendere ai ragazzi gli algoritmi usati per fare rapidamente simulazioni di budget e come proteggersi dalla cyberviolenza. I nostri materiali digitali sono un supporto in molti campi: il long-life-learning, un glossario sui termini specifici, la cura della salute e la progettazione di imprese al femminile, l’accantonamento del fondo pensione, gestire il denaro digitale e gli investimenti, per avviare start up innovative e sostenibili.

L’aspetto negativo della “rete e dei social” in generale è il moltiplicarsi di falsi guru e ‘financial influencer’ che diffondono fake news e illudono le persone sulla possibilità di facili guadagni e da cui insegniamo a difendersi. Dal nostro osservatorio siamo ottimiste; con We4Women abbiamo costruito una rete e ne constatiamo la forza grazie anche alla capacità delle nuove generazioni di fare da cassa di risonanza su questi temi.

L’agenda della GLTF, e quella personale e professionale di Claudia è fitta di impegni che mostrano come la progettualità e l’investimento nella formazione solidale possa davvero fare la differenza per raggiungere l’obiettivo chiaramente espresso dalla Fondazione: “GLT Foundation lavora affinché ogni persona possa determinare il proprio futuro economico in una società in cui si fondono sviluppo sociale e sostenibilità”.

Claudia ha peraltro collaborato alla redazione del Libro Bianco sulla Prevenzione e la Formazione: come Componente del Comitato Tecnico Scientifico dell’Osservatorio sulla Violenza contro le Donne del Dipartimento delle Pari Opportunità (Presidenza del Consiglio dei Ministri), un prezioso strumento di sensibilizzazione e divulgazione sul tema.

Io che amo le parole e ne soppeso ogni momento il potere, penso soprattutto alla prima azione della Fondazione nella fase di avvio delle attività: inserire nell’enciclopedia libera Wikipedia on line, in italiano e francese, l’espressione ‘violenza economica’. Perché oltre a ‘economia’ e ‘finanza’ anche la parola ‘violenza’ è declinata al femminile e il linguaggio è uno strumento di potere, rivendicazione, identità.

https://donneconlozaino.org/2025/09/14/economia-e-finanza-sono-declinate-al-femminile/

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