La manager torinese nel 2019 è stata tra le Top 100 donne italiane secondo Forbes, ora si batte per l’educazione finanziaria e i diritti delle donne attraverso la Global Thinking Foundation: “Il Piemonte ha zone d’ombra su dispersione scolastica e violenza domestica, ma i centri antiviolenza sono un’eccellenza”
25 Novembre 2025
Claudia Segre è una donna che sogna di cambiare il mondo, e ci sta riuscendo anche a passi di tango, una delle sue grandi passioni. Dopo oltre 30 anni in prima linea nei mercati finanziari internazionali come trader e manager, oggi guida la Global Thinking Foundation, una realtà che promuove l’educazione finanziaria e digitale, rivolgendosi in particolare a donne, famiglie, imprese orientate alla parità di genere e alle categorie più vulnerabili della società.
Come si diventa una delle Top 100 Donne Italiane secondo Forbes del 2019?
«Ho sempre anticipato di un anno i tempi, perché all’asilo mi annoiavo e combinavo disastri, quindi a cinque anni ho iniziato le elementari. Gli studi in Ragioneria mi hanno introdotta subito nel mondo del lavoro e la laurea in Scienze Politiche con indirizzo economico internazionale mi ha appassionata ai mercati emergenti, ai paesi in via di sviluppo. Dal 1990 al 1993 lo Studio Agenti di Cambio Pastorino mi aveva assunta per gestire i borsini e ho fatto la pendolare tutti i giorni da Torino a Milano: per arrivare in sala operativa ed occuparmi di mercati internazionali in un mondo finanziario tutto maschile ho dovuto lottare e fare molta gavetta. Spesso mi sono sentita sola e ho sempre cercato di coinvolgere più donne possibili nei miei team»
Dalle rilevazioni Ocse PisaI solo il 40% degli italiani ha un’adeguata alfabetizzazione finanziaria: com’è la situazione in Piemonte?
«La regione ha le sue zone d’ombra, c’è un alto tasso di dispersione scolastica e violenza domestica sottaciuta, di poco inferiore al Sud d’Italia, soprattutto nelle valli (come la Val Pellice e la Val di Susa) che hanno subito la deindustrializzazione. L’eccellenza della regione risiede nella rete dei centri antiviolenza, specialmente nel Cuneese, che sono più avanti rispetto al Torinese, dove invece assistiamo a margini di miglioramento grazie al lavoro svolto insieme al Comitato civico cittadino contro la violenza sulle donne».
Global Thinking Foundation compare tra le migliori Civil society organisations a livello europeo ed aderisce all’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Sostenibile. Cosa persegue?
«La Fondazione è nata nel 2016 in ricordo di Angelo Renato Chiodi e ha sedi a Milano, Palermo, Torino, Roma e Lecce, oltre che in Belgio e Francia. Il mio compito è promuovere sul lungo termine una cultura di cittadinanza economica tra studenti meno abbienti, famiglie e risparmiatori. Lotto contro la violenza economica di genere e l’abuso finanziario che minano la sostenibilità economica delle famiglie. Voglio che ogni donna sappia come proteggersi, autodeterminarsi, tutelarsi consapevolmente e possa cogliere le opportunità del digitale, investendo su sé stessa».
Nello specifico, cosa fate?
«Lavoro con un team straordinario che comprende 10 dipendenti, 124 volontarie e volontari. Insieme promuoviamo programmi di alfabetizzazione finanziaria e digitale per aumentare il grado di inclusione sociale ed economica del Paese, negli ultimi cinque anni abbiamo avuto oltre 12000 iscritte, lavoriamo con circa 35 istituti e 9000 studenti all’anno, oltre agli uomini ed alla cittadinanza, supportiamo chi fa impresa e costruiamo percorsi di empowerment che parlano di diritti, indipendenza e libertà».
Il suo sogno più grande?
«Spero che la Convenzione di Istanbul trovi piena attuazione e che la violenza economica sia riconosciuta come reato, in modo da intervenire quando il disagio economico fa perdere dei diritti alle persone. Cinquant’anni fa abbiamo cambiato il diritto di famiglia, ma l’articolo 37 addossa ancora tutte le responsabilità genitoriali alla donna: va modificato e vanno tutelati i diritti economici degli orfani di femminicidio. Meritiamo tutto: indipendenza economica, diritti lavorativi, libertà di scelta».





