DEGLOBALIZZAZIONE E NAZIONALISMI NELL’ERA DI TRUMP

Dicembre

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Come se non bastasse il surriscaldamento del pianeta e le preoccupazioni per le migrazioni crescenti dal continente africano verso l’Europa ecco disintegrarsi davanti ai nostri occhi una delle poche certezze che ha guidato le mosse delle ultime generazioni dalla fine degli anni ‘90: la globalizzazione,  ed i suoi effetti benefici sul commercio internazionale, la circolazione delle persone e la redistribuzione  e condivisione di beni e servizi culturali, sociali, politici e tecnologici.

Il periodo 2013-2015 ha rappresentato l’illusione dell’uscita dalla crisi globale nonché l’ultimo biennio nel quale anche i Paesi emergenti hanno brillato all’unisono guidando una riscossa del pensiero GLOCAL di Baumann che portava a sfruttare l’impeto della globalizzazione avendo cura di uno sviluppo sostenibile a livello locale.

Proprio nel 2015 nel suo Stato di crisi è sempre lui il più noto sociologo polacco che delinea una crisi di lunga durata permeata dalla riduzione della fiducia collettiva nella capacità dei Governi di cavalcare un nuovo progresso e di essere veramente capaci di intervenire su economie indebolite da una crisi socio economica che ha colpito trasversalmente la società e devastato il ceto medio. Una crisi della democrazia rappresentativa culminata nella follia della Brexit e diffusa a macchia d’olio in nuovi nazionalismi e protezionismi anti storici ma reali.

La vittoria di Trump si innesca su questa immagine vivida di un mondo dove gli sbilanci dei saldi commerciali si ridimensionano, come si son ridimensionati gli scambi commerciali a livello mondiale . E gli americani saranno richiamati con incentivi fiscali a rimpatriare parte degli utili offshore, che son superiori al trilione di dollari usa. Ciò metterà ulteriore pressione sul dollaro Usa e condizionerà l’azione della Fed chiamata ad un rialzo dei tassi a Dicembre, con il 94% delle probabilità già prezzate. E il dollaro Usa diventa il simbolo di questa nuova realtà de-globalizzata, e resa esausta nell’Unione Europea dalla decrescita felice e dalle spinte nazionaliste diffuse, Marine Le Pen in testa.

Se Trump da uomo d’affari che e’ darà priorità all’economia (Main Street) rispetto alla finanza (Wall Street) i nuovi punti di riferimento per la crescita economica saranno il dollaro usa e la curva dei Treasuries rispetto ai mercati azionari.

E come spiegato nel Working Paper della BIS del 5 Novembre il dollaro Usa assume una valenza di barometro di rischio della leva del sistema bancario perché inserito in un piano politico economico ben preciso e improntato ad evitare qualsiasi rischio recessivo, e che spiazza quei Paesi europei per i quali l’inflazione resta un miraggio.

La Fed ha agito in anticipo sul quantitative easing rispetto alla BCE ed ora si mantiene “davanti alla curva “ a guidare e non subire gli effetti di un cambiamento epocale della congiuntura economica mondiale. Vittime predestinate i mercati emergenti e le commodities che non vedranno mai più certi massimi perché figli di un’epoca diversa nell’ampiezza dei movimenti e nella portata dei volumi.

Ridisegnare i portafogli cogliendo il cambiamento diventa  a questo punto opera ardua perché ormai anche il ricorso diffuso  sugli ETF , non solo appannaggio di gestori “illuminati”, crea dei rischi di concentrazione da non sottovalutare. Ed è evidente che chi sta rischiando il tutto per tutto non sono certamente gli USA, indipendentemente dal colore abbagliante dei capelli del suo Presidente, ma l’Unione Europea e le sue troppe titubanze e fardelli strutturali che necessitano politiche infrastrutturali e reflazioniste definite , esattamente come lo saranno nel bene e nel male quelle di Trump  per non farsi schiacciare dagli effetti della deglobalizzazione.

 

About the author, Claudia Segre

As a financial expert, author, speaker, and the president of Global Thinking Foundation, Claudia Segre believes the only way to build a brighter, more prosperous future is to invest in the financial education of all women and girls.

She uses her platform to fight economic violence, accelerate financial inclusion for women, support female entrepreneurs, and promote the role of fintech in closing the gender gap.

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