Europa: cassa di risonanza del caos mediorientale e africano

Febbraio

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Gli attentati in Francia sono purtroppo solo il pallido riflesso di un pesante squilibrio di potere all’interno del mondo islamico. Le Primavere arabe, il fallimento dei Fratelli musulmani in Egitto e i tragici errori occidentali nella guerra del Mediterraneo e nella guerra di Siria, son stati solo l’acceleratore di un pesante scontro tra i vani tentativi delle monarchie del Golfo di mantenere un precario equilibrio dei poteri messo a dura prova dalle ambiguità “qatarine” . Lo scontro tra sciiti e sunniti che il conflitto iracheno ha esacerbato vede oggi l’emarginazione dei primi con Iran, Hezbollah e il Presidente Assad disposti a qualsiasi mossa militare per sopravvivere all’inevitabile riemergere del potere sunnita salafita impersonificatosi nei terroristi dell’IS. Nonostante la presenza sul campo degli americani a fianco degli iracheni l’ulteriore estensione di controllo territoriale negli ultimi due mesi rendono discutibili i risultati dell’alleanza tra Usa e Paesi del Golfo nonché’ l’immane impegno dei curdi nel difendere il proprio territorio e risorse economiche .Gheddafi aveva capito perfettamente che pericolo rappresentava un’eventuale deriva salafita mentre i sauditi hanno preferito chiudersi nei loro confini allontanando e non ostacolando le mire espansionistiche dei wahabiti, la setta embrione del salafismo corrente, e permettendogli di estendersi dall’Afghanistan al Pakistan sino all’Asia Centrale e portando destabilizzazione in molti Paesi sino in Cecenia.
Stesso scenario per il continente africano con la Libia nel caos totale e un 2015 che e’ iniziato con un tragico segno premonitore proveniente dall’Africa dove i Terroristi di Boko Haram , già tristemente noti per il rapimento di quasi 300 studentesse in Nigeria, ha preso il controllo della base militare di Baqa in Ciad massacrando oltre 2000 persone per poi spostarsi in Camerun provocando fughe bibliche che stanno indebolendo uno degli Stati più stabili economicamente nell’area anche grazie al petrolio.La riscossa dell’Africa subsahariana spinta dagli investimenti internazionali che sino a due anni fa era considerata l’Eldorado africano è stata frenata da fatti ancora una volta mirati ad una destabilizzazione economica che porti a concentrare nelle mani di pochi.

Il risveglio degli scontri etnici religiosi in tutti questi Paesi hanno precisi obiettivi e scopi soprattutto economici e finanziari, l’architettura di facciata che pone l’applicazione rigida della Sharia e quindi di un islamismo radicale vuole certamente cacciare gli occidentali “infedeli” dai territori citati ma soprattutto vuole conquistare questi territori e le relative risorse energetiche con l’uso della forza e dell’impegno militare strappandoli ai Governi in carica a costo di massacri e ruberie da MedioEvo. Tanto da costringere i sauditi a ricorrere ad una Guerra del petrolio che solo di facciata e’ rivolta a diminuire lo strapotere dello shale gas americano e a punire Iran e Russia ed il loro ruolo attivo nella guerra siriana a fianco di Assad. La paura dei Sauditi risiede nel crescendo di un mercato nero del petrolio alimentato dall’IS con la complicità turca e stroncare il rischio di un accumulo risorse finanziarie importanti che ulteriormente alimenterebbero la potenza di fuoco di questi due gruppi terroristici operanti a tenaglia tra Medio Oriente e Africa sotto la bandiera sunnita salafita. Le case regnanti arabe si stringono in un’allenza che pero’ sino ad ora ha fatto poco per arginare il fenomeno come dimostrato da uno Yemen fuori controllo e da una politica miope de non voler vedere alla reale minaccia rappresentata dalle mire di potere dei nuovi jihadisti , ben al dila’ degli obiettivi altrettanto efferati ma non organizzati territorialmente di Al Qaeda.Il sogno recondito di un Califfato esteso ora fa paura ma l’Europa non sembra accorgersene se non subendo un ruolo di cassa di risonanza che serve ai vari gruppi ad aumentare il rilievo internazionale della loro sinistra ambizione.Costi della sicurezza e impegni finanziari dei Governi in campo per questa nuova emergenza terrorismo inevitabilmente.

Il risultato di questa situazione di guerra scatenata dalla Jihad globale trasversalmente tra Medio Oriente e Africa sta condizionando investimenti e attività finanziarie di investitori europei e americani. L’Africa doveva essere la Nuova Frontiera degli investimenti sui Paesi Emergenti , già ormai emersi perlopiù ma nuovi progetti di sviluppo son ora in forse mentre il resto dei Paesi Emergenti restano condizionati nelle loro performance dalle dinamiche sui tassi del dollaro Usa e dal calo del petrolio. I portafogli hanno evidenziato un calo del peso sui Paesi Emergenti che ormai vengono trattati con grande selettività sull’obbligazionario in divisa forte e sulle azioni e hanno visto una drastica riduzione delle esposizione con rischio valutario. Le Borse mediorientali difficilmente ripeteranno le performance dell’anno passato lasciando a Europa e Asia, soprattutto Cina la principale focalizzazione delle attività più redditizie di fondi di investimento, IPO e M&A nel loro complesso.

About the author, Claudia Segre

As a financial expert, author, speaker, and the president of Global Thinking Foundation, Claudia Segre believes the only way to build a brighter, more prosperous future is to invest in the financial education of all women and girls.

She uses her platform to fight economic violence, accelerate financial inclusion for women, support female entrepreneurs, and promote the role of fintech in closing the gender gap.

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