Caos mediorientale (e asset allocation)

Novembre

27

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Che ci crediate o no a questa “terza guerra mondiale” del petrolio e della Jihad globale, le conseguenze sono ancora al di là dal manifestarsi e comunque rappresentano una minaccia soprattutto per la crescita europea.
Siamo troppo vicini al Mediterraneo ed interconnessi con i Paesi mediorientali coinvolti negli effetti dell’implosione del conflitto siriano e della minaccia IS per sfuggire al cinico “effetto cassa di risonanza” abilmente utilizzato dalla determinata volontà di terroristi che mirano ad un potere politico ed economico su un territorio in continua espansione.

Ragionando sulle strategie da adottarsi con mercati così volatili è inevitabile non considerare che entro fine gennaio l’UE dovrà fare un passo indietro sulle sanzioni verso la Russia e non solo per il nuovo asse militare Hollande-Putin ma anche per la mano tesa al debito ucraino dopo l’ultimo G20 che ci fa risparmiare qualcosina dei fondi di supporto europei. Ovviamente a tutto vantaggio del rublo e degli asset russi nel medio termine.
Il petrolio è destinato ad indebolirsi dopo che l’Opec ha alzato bandiera bianca di resa e solo livelli tecnici più prossimi ai 35 dollari Usa vedranno rientrare un interesse genuino delle mani forti.

In questo momento la Turchia è in difficoltà perché la violenta repressione curda oltre confine e nel Paese è percepita dai cittadini con un crescente malessere e soltanto gli attentati e la repressione a spese dell’opposizione hanno permesso ad Erdogan di ottenere la maggioranza parlamentare. L’incidente del jet russo vale come le bombe nordcoreane e mirano ad alzare il prezzo di “alleato Usa”, recentemente abbandonato dal ritiro dei Patriot dal territorio turco. Quindi spaventano gli investitori che disinvestono azioni e non si sentono più così sicuri ad implementare attività produttive e di business nel Paese.

Gli effetti sull’industria del turismo in generale si vedranno soprattutto sul trasporto aereo e sulle catene e del lusso o dell’intrattenimento, dai casino ai parchi di divertimento, nelle zone che volevano rilanciare i flussi turistici nel continente africano, soprattutto nel Maghreb, come Tunisia e Marocco.

Ma è inevitabile che le monarchie della Penisola arabica ed i loro fondi sovrani dovranno rivedere le loro strategie perché il calo del pezzo del petrolio ne ha eroso i margini di finanziamento e le ha esposte a costi inattesi per fronteggiare la minaccia del Daesh partecipando in maniera più o meno convinta alla Alleanza occidentale.

Ciò che non cambia in questo quadro bellico è la debolezza strutturale dell’oro e delle commodities in generale, oltre allo stato di allerta dei Paesi Emergenti in attesa del via definitivo al processo di divergenza dei tassi che sarà sdoganato dal rialzo dei tassi Fed.

About the author, Claudia Segre

As a financial expert, author, speaker, and the president of Global Thinking Foundation, Claudia Segre believes the only way to build a brighter, more prosperous future is to invest in the financial education of all women and girls.

She uses her platform to fight economic violence, accelerate financial inclusion for women, support female entrepreneurs, and promote the role of fintech in closing the gender gap.

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