Il fallimento greco e non solo

Giugno

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Il recente ed ennesimo downgrading di S&P porta il rating della Grecia un ulteriore gradino in basso. Precisamente nel livello “spazzatura” del merito di credito sovrano.

L’agenzia di rating vede un 50% di probabilità per Grexit, laddove lo stesso premier Tsipras ammette che la Grecia non sarebbe in grado di gestirla e di affrontarla. La mossa del referendum – se può suonare come “ineccepibile” per le regole democratiche e del politicamente corretto – è stata giocata furbescamente e certo in modo non trasparente nei confronti sia dei creditori e anche dei cittadini.

Il Premier greco che ha raccolto il Paese con una situazione di ripresa economica in atto da ben due trimestri non ha voluto e saputo impegnarsi nell’abolizione di quei privilegi fiscali e pensionistici che fanno della Grecia un Paese anomalo per livello di garanzie rispetto ai sacrifici che negli altri Paesi europei come Portogallo, Italia, Spagna e Irlanda hanno permesso di recuperare dalla deflazione e stagnazione economica.

Far pagare al resto dell’UE l’incapacità politica di affrontare una trattativa cruciale fa di Tsipras un politico mediocre e demagogico che – consapevole di aver perso consensi – ha tentato l’ultima carta a sua disposizione e cioè quella del populismo senza lungimiranza e coerenza.

Il coniglio fuori dal cappello allo scadere del pagamento con l’IMF magari 5 mesi fa poteva essere considerato democratico, ora appare solo la conferma di un default annunciato.

I livelli tecnici da monitorare sulla tenuta della periferia ovviamente restano: 1) lo spread BTP/BUND entro i 200 bp; 2) il Bund Futures che se attrae come in questi casi gli acquisti di chi cerca un rifugio sicuro appare imbrigliato tra 0.80 e l’1%.

Il cross EURUSD (che fisiologicamente vale 1.10, e che potrebbe scivolare anche a 1.08 senza colpo ferire per l’UE), ha sollecitato un consolidamento delle posizioni espresse in USD che sono anche incrementate di recente via futures ed ETF.

Il gap tra decennale italiano e USA si sta allargando dopo un momentaneo allineamento al 2.3% e i flussi di portafoglio stanno penalizzando anche i mercati asiatici nonostante il recupero di martedì mattina.

Rispetto alla crisi del 2010-2012 l’esposizione al settore privato greco da parte dell’UE si è notevolmente ridimensionata e anche i periferici sono nettamente più solidi e meno esposti d’allora. E la dimostrazione del successo del piano di “austerità” UE è evidente nei casi di Portogallo e Irlanda che hanno onorato e gestito molto bene i programmi di bailout.

Ora il predominio della variabile politica è la vera nota di disappunto per gli operatori in un palcoscenico dove tutti, a partire dai tedeschi, tendono a parlare a sproposito e giocano a rimpiattino insieme al FMI con i mercati, annunciando tutto e il contrario di tutto alimentando speculazione e volatilità.

In un periodo di avanzata degli euroscettici Tsipras cavalca il risentimento popolare come un qualsiasi imbonitore di masse esauste dal tira e molla di Governi che – soprattutto in passato – hanno depauperato la Grecia dell’essenza di una struttura economica e produttiva erosa pesantemente per lasciare il posto a un garantismo di Stato deleterio cronicamente per i conti pubblici.

Stasera il mancato pagamento al FMI scatenerà il concatenarsi di cosiddetti cross default sui prestiti EFSF che a sua volta a seconda della decisione del Board formato dai Ministri finanziari dell’area euro potrebbe portare al default dei bond governativi greci e quindi a far scattare le clausole contrattuali sui Credit Default Swap ad essi legati.

Gli estremi del contagio rispetto al passato sono nettamente più contenuti e BCE e banche Centrali sono attive nel mantenere una situazione equilibrata e quindi a gestire un default controllato, inevitabile tanto quanto la fuoriuscita di Tsipras che continua a illudersi che se vince il referendum potrà fare la voce più grossa.

About the author, Claudia Segre

As a financial expert, author, speaker, and the president of Global Thinking Foundation, Claudia Segre believes the only way to build a brighter, more prosperous future is to invest in the financial education of all women and girls.

She uses her platform to fight economic violence, accelerate financial inclusion for women, support female entrepreneurs, and promote the role of fintech in closing the gender gap.

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