Venezuela: un default annunciato

Settembre

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by Claudia Segre // in

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Le tensioni dei CDS degli ultimi giorni, sia sul CDS sovrano che su quello dell’azienda petrolifera di Stato PDVSA, hanno impensierito seriamente i grandi investitori internazionali che, nonostante un evidente e inarrestabile deterioramento del quadro politico economico, si erano affidati al solito refrain delle entrate petrolifere per contenere i numerosi alert che arrivavano dai media locali.

Ma il petrolio non sale, schiacciato dal dollaro e da eventi che da un anno a questa parte hanno cambiato radicalmente il quadro dell’offerta sul mercato e nonostante le tensioni geopolitiche in Medio oriente, che in altri tempi avrebbero destato le quotazioni definitivamente.
Sin dal default Lehman i CDS venezuelani si erano posizionati sui massimi nel quadro dei mercati emergenti e il rating era via via peggiorato negli anni con tutte le tre case allineate con un outlook negativo.
Le riserve internazionali sono calate ai minimi degli ultimi 11 anni e pare che il Governo sia intenzionato a riversare sulla popolazione il collasso economico del Paese.
Il razionamento delle medicine e dei beni di prima necessità, dal pane alla carta igienica, è una realtà. Mancano oltre il 30% dei beni di prima necessità e l’inflazione ha già superato ormai da maggio il 60%.

L’intervento del presidente Maduro a rassicurare i mercati su un default sempre più vicino, in vista delle prossime scadenze di ottobre per 5 miliardi di dollari Usa, ha permesso un minimo rimbalzo dai minimi toccati a metà settimana con il bond a scadenza 2027 che è arrivato a toccare quota 70 ed il CDS sovrano a 5 anni a ridosso dei 1500 punti base.
La probabilità di default è ormai vicina al 65% in un processo di avvitamento su se stesso di un Paese che non può contare neanche sui cinesi che, per quanto disposti all’investimento con importanti accordi commerciali già siglati, fanno arrivare il denaro con il contagocce e usando la massima cautela.
I russi di Rosneft con l’intesa di maggio scorso in PDVSA, la società petrolifera di Stato, rappresentano l’unico appiglio per evitare un default nel 2014 grazie ai 2 miliardi di dollari anticipati sulle forniture.
L’allontanamento del neo ministro del petrolio Ramirez, sostituito dal cugino Asdrubale del compianto presidente Chavez, non gioca però a favore di una vera e propria garanzia nella trasparenza della governance per i partner esteri.

Una politica fiscale inesistente, poi, con l’Iva più bassa del continente al 12%, vedono il mercato nero della divisa in condizioni drammatiche. Non c’è più tempo per aggiustamenti e correzioni alle distorsioni economiche ormai macroscopiche e fuori controllo, con un deficit consolidato di bilancio atteso al 12% nel 2015 ed una recessione del 2.3% per il PIL 2014.
Sarà difficile arrivare sino alle prossime elezioni parlamentari del 2015 per Maduro con un consenso in calo al 35% , dal 50% dell’anno scorso, e le case di rating son attese ad ulteriori downgrading a breve verso il gradino più basso, l’anticamera del default.
Le riserve internazionali ammontano a meno di 20 miliardi di dollari, dei quali 15 in oro e quindi legate ad un trend ribassista del valore già di per sè.
Da qui alla fine dell’anno ci sono quasi 7 miliardi di dollari di scadenze totali alle quali far fronte contro entrate di circa 5 miliardi includendo il petrolio, e il prossimo anno le necessità saranno pari a 11 miliardi di dollari.

Se dovesse innescarsi una fuga di capitali e investitori concomitante ad una rivolta civile più marcata di quella vista lo scorso febbraio e pesantemente repressa, il processo di fallimento potrebbe concretizzarsi entro la fine dell’anno e quindi per Maduro è imperativo prendere tempo per tamponare la situazione sociale e cercare di raschiare il fondo delle riserve a disposizione che restano scarse in un Paese che sta affrontando la peggior crisi economica mai vista.
Questa crisi dimostra il fallimento di un modello semi autoritario ed autoreferenziale che ha ridotto al silenzio le opposizioni e sperperato risorse, sarà solo con un rapido e urgente tavolo del dialogo con gli altri partiti che si potrà evitare ciò che già nei numeri degli analisti è visto come un fallimento e che neanche la recente “Preghiera del delegato” dedicata a Chavez potrà allontanare.

About the author, Claudia Segre

As a financial expert, author, speaker, and the president of Global Thinking Foundation, Claudia Segre believes the only way to build a brighter, more prosperous future is to invest in the financial education of all women and girls.

She uses her platform to fight economic violence, accelerate financial inclusion for women, support female entrepreneurs, and promote the role of fintech in closing the gender gap.

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